Globalizzazione al capolinea e disorientamento sui mercati…

Torna prepotentemente alla ribalta il braccio di ferro tra i principali attori delle due potenze mondiali.

Per alcuni è sembrata momentaneamente accantonata la lotta ormai diventata intestina e che genera incertezza. Mercati finanziari in costante fibrillazione. Stati Uniti e Cina continuano ad alimentare quel fuoco, in realtà mai sopito, che ha raggiunto il suo apice con la guerra commerciale. Emergono prepotentemente i limiti di un mondo iperglobalizzato, a volte con regole altalenanti, che hanno esse stesse portato il suddetto processo al capolinea… Siamo sostanzialmente passati da una crisi finanziaria ad una crisi sociale che mette in evidenza una certa debolezza o addirittura vuoti di potere che gravano sul completo disorientamento della stessa politica in profonda difficoltà nell’arginare le onde lunghe ed alte che minacciano intere comunità.

Intellettuali del calibro di Latouche o Ritzer hanno da sempre considerato ed approfondito questo fenomeno, rifiutando l’idea di intuirlo solo come un meccanismo economico, con la netta percezione di come alcuni percorsi fossero esclusivamente appannaggio di una ratio utilitaristica.

Detto questo, è fuor di dubbio che gli schemi preordinati della globalizzazione sono saltati. Leopardi afferma nello Zibaldone, una delle sue più celebri opere, quasi ad aver immaginato l’attuale sistema, che “quando tutto il mondo fu cittadino Romano, Roma non ebbe più cittadini e quando il cittadino Romano fu lo stesso che cosmopolita, non si amò né Roma né il mondo…” e poi continua evidenziando alcuni aspetti che si sono plasmati nella nostra società contemporanea.

Stati Uniti e Cina continuano ad alimentare quel fuoco, in realtà mai sopito, che ha raggiunto il suo apice con la guerra commerciale.

Rischiando di dilungarmi, poiché c’è davvero tanta carne a cuocere, prima di passare all’approfondimento di alcune materie prime monitorate nelle ultime settimane, torna nella mia mente l’interessante libro di Kerry Brown che suscita in me contrapposte riflessioni riguardanti un Paese legato ancora, per certi aspetti, ad antichi dettami e rigidità, pur proiettato verso una economia globale che ne ha accolto le differenze.

La Cina

Un territorio vastissimo, dalle mille sfaccettature e differenze sempre più nette soprattutto tra le comunità interne e sparse nelle sterminate campagne che vivono una quotidianità quasi opposta alla logica della velocità e delle performance da raggiungere nelle immense città che guardano e si affacciano sulla costa. Quasi uno scontro tra due civiltà all’interno dello stesso popolo che per centinaia di anni si è caratterizzato per il suo tessuto sociale molto ben definito e che sta cercando, soprattutto sotto la guida di Xi Jinping, di aprirsi ad una visione internazionale, con tutte le difficoltà che si intrecciano ad una mentalità consolidatasi con il pensiero di Deng Xiaoping, che è stato certamente uno dei primi a sperimentare la riscoperta di una economia privata, affiancata ad una economia di mercato ma ha mantenuto salde una serie di limitazioni con tutte le conseguenze che oggigiorno si riaffacciano in maniera determinante.

Sembrano addirittura di epoca diversa, altra storia, i ricordi di Donald Trump quando tuona contro il Presidente della FED. Basti pensare alla sua domanda sarcastica posta hai giornalisti in occasione di una conferenza stampa nel mese di agosto dello scorso anno, quando chiede se il nemico dell’America è la Federal Reserve o la Cina, Powell o Xi Jinping ? Tempi in cui Jerome Powell esprime disaccordo nei confronti di Trump sull’idea di tagliare i tassi. Nel mio approfondimento scritto in quel mese li paragonai ai protagonisti del celebre romanzo degli inizi del novecento di Joseph Conrad, intitolato “I duellanti”.

Sembrano addirittura di epoca diversa, altra storia, i ricordi di Donald Trump quando tuona contro il Presidente della FED

Mai come in questo periodo storico l’incertezza e gli interrogativi riguardanti gli scenari economici e sociali influiscono prepotentemente nell’individuare ad esempio i timing giusti per entrare a mercato, anche sulle Commodities.

Per quanto riguarda il petrolio, è chiaro che la questione è tutta incentrata sulla domanda e l’offerta.

Sugli squilibri determinati dalla crisi sanitaria. Ci troviamo quasi in una sorta di limbo perché immaginare nell’immediato dove arriverà il prezzo dell’oro nero è davvero complicato in quanto, nonostante dei segnali di ripresa e lo vediamo graficamente anche oggi con un prezzo che è rientrato in un precedente canale che ho evidenziato graficamente tra i 20 ed i 30 dollari al barile. Un primo supporto lo possiamo individuare in area 22 dollari ed una resistenza importante a 30 dollari.

E’ fondamentale una ripresa delle attività produttive, il riavvio deciso del settore industriale, senza dimenticare il rientro, tanto auspicato, ad una vita certamente dalla quotidianità differente rispetto al passato ma che riesca ad alimentare quelle nobili tensioni, con ottimismo ed un maggiore spirito solidale. La volatilità sul petrolio si è letteralmente impennata nelle ultime settimane giungendo addirittura a 500 tra il mese di marzo ed aprile, cose incredibili. Oggi si mantiene tra 80 e 100/110 e comunque sempre decisa rispetto alla media che va dai 22 ed i 40. Per quel che riguarda il contango, la differenza dei prezzi tra il contratto scadenza giugno e luglio si è praticamente annullata. Si può immaginare di effettuare il rollover prima di attendere passivamente la scadenza del contratto. Per concludere, i dati dell’Energy Information Administration (EIA) hanno smentito le attese di molti analisti che hanno previsto un aumento di circa 4 milioni di barili di scorte di greggio ed invece il calo è stato di 745 mila barili.

Un segnale da non sottovalutare, rispetto alle forti preoccupazioni di questi mesi per i siti di stoccaggio, praticamente ai limiti della capienza, basti pensare alle incredibili immagini delle petroliere in mare dinanzi le coste americane oppure alle foto scattate lungo le coste di Singapore, senza dimenticare cosa è avvenuto nel principale hub degli Stati Uniti a Cushing in Oklahoma.

Altro aspetto da non sottovalutare quando focalizziamo l’attenzione sulle materie prime è quello relativo alla geopolitica e fattori interni ai Paesi che producono la commodity analizzata. Anche in Arabia Saudita, ad esempio, i contraccolpi legati alla riduzione subita dal prezzo dell’oro nero si sono fatti sentire. La stessa trimestrale della compagnia petrolifera Saudi Aramco ha segnato un utile netto in calo del 25%. Nonostante i sauditi riescono a produrre a costi decisamente più bassi rispetto alle compagnie dello shale oil americane, i prezzi drasticamente ridotti degli ultimi mesi hanno generato delle forti preoccupazioni in un Paese dove circa il 70% della popolazione ha meno di 40 anni, giovani, con aspettative altissime rispetto alla modernizzazione, alla tecnologia, all’innovazione. Questa situazione ha contribuito allo sviluppo di un piano di austerità che si scontra profondamente con i programmi importantissimi come il progetto Neom che prevede, attraverso un piano di 500 miliardi di dollari, la costruzione di una città del futuro ad energia sostenibile sul Mar Nero. Considerando inoltre che la gran parte della spesa pubblica nel Regno Saudita è sostenuta dagli introiti derivanti dal petrolio, oggigiorno risulta fondamentale alleggerire una economia troppo dipendente dal petrolio.

Per non dilungarmi ulteriormente, c’è sempre tanto da scrivere, le notizie sono molteplici e si susseguono repentinamete, vi invito a visualizzare una mia breve analisi che ho effettuato questa settimana, dedicata al petrolio e ad altre fondamentali Commodities:

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