Come il WTI è diventato il contratto più importante al mondo per quanto riguarda le materie prime

Dal loro lancio, esattamente 40 anni fa, i futures sul petrolio greggio WTI sono passati dall’essere una novità a rappresentare uno dei principali riferimenti per l’intero mercato delle commodity. Le esportazioni di greggio degli Stati Uniti sono passate da praticamente zero nel 1983, data di lancio del contratto futures sul WTI, agli attuali 4 milioni di barili al giorno.

Facciamo un viaggio nel tempo e torniamo al 1983.

Sono passati 40 anni, anche se per alcuni di noi non sembra essere passato poi così tanto tempo.

Il 1983 era l’anno in cui Michael Jackson lanciava Thriller, si faceva la fila per vedere Il ritorno dello Jedi al cinema, Nintendo lanciava la prima console per videogiochi e Motorola i primi telefoni cellulari di massa e un protocollo standard per internet.

Il 1983 è stato un anno molto importante anche per i mercati petroliferi globali, dove, nonostante la guerra Iran-Iraq, l’eccesso di offerta di greggio faceva sì che i prezzi non superassero i 30 dollari al barile.

Il prezzo del petrolio veniva da anni di relativa stabilità dei prezzi, ma, a causa del venir meno del controllo dell’OPEC sui mercati petroliferi mondiali, iniziava a farsi più volatile.

Fu in questo contesto che il New York Mercantile Exchange (NYMEX), ora parte del CME Group, lanciò, nel marzo del 1983, il contratto futures sul Light Sweet Crude Oil, poi divenuto noto come WTI, abbreviazione di West Texas Intermediate, una qualità di greggio domestico degli Stati Uniti.

Il più importante commodity contract del pianeta

Dal lancio di 40 anni fa, il futures sul WTI si è affermato come il contratto su commodity più rappresentativo al mondo.Possiamo dire, infatti, che, oggi, il prezzo del greggio WTI rappresenta un catalizzatore per l’intera gamma di materie prime.

Se oggigiorno le variazioni del prezzo del WTI possono letteralmente muovere le economie, nel 1983 ci volle del tempo perché il nuovo contratto si affermasse. Il futures sul WTI, infatti, non decollò immediatamente e nel suo primo mese di negoziazione passarono di mano solamente 3.000 contratti.

Fonte: CME Group.

Ci volle poi un altro anno prima che il futures sul WTI superasse i 100.000 contratti mensili, ma da lì la sua crescita è stata esplosiva, se pensiamo che alla fine degli anni ‘80, il futures è arrivato a scambiare regolarmente più di due milioni di contratti al mese e che negli ultimi anni abbiamo visto molte sessioni di trading in cui ha scambiato oltre un milione di contratti al giorno.

40 anni di boom and bust

Il drammatico aumento dell’attività di trading degli ultimi quattro decenni riflette appieno la consapevolezza che i prezzi del petrolio difficilmente torneranno a essere stabili e prevedibili come in passato.

Negli ultimi 40 anni ci sono stati diversi eventi geopolitici che hanno influenzato l’offerta di petrolio, come le guerre in Medio Oriente o più recentemente in Ucraina, mentre dal lato della domanda, i settori economici più legati al consumo hanno sperimentato ripetuti cicli di espansioni e crisi economiche, e più di recente la domanda dei consumatori è stata influenzata dai blocchi dovuti alla pandemia e dalla diffusione dei veicoli elettrici.

La grande incertezza che circonda i prezzi del petrolio ha reso sempre più importante per le aziende cercare di gestire la loro esposizione a essi, cruciali per molte aziende, coprendosi attraverso i contratti futures, un trend, quello della gestione del rischio, divenuto un tema chiave negli ultimi quattro decenni.

Come siamo arrivati fin qui?

Il 40º compleanno è spesso un’opportunità per fare un po’ di autovalutazione. Certamente, molto è cambiato dal lancio del futures sul WTI, al culmine della disco fever e della Guerra Fredda, ma come siamo arrivati a questo punto e dove stiamo andando?

Quando il futures sul WTI è stato lanciato per la prima volta, 40 anni fa, il mercato petrolifero americano appariva molto diversi dall’attuale. Il petrolio americano non veniva esportato e si credeva che la produzione fosse destinata a una spirale discendente unidirezionale. La rivoluzione dello shale oil, invece, ha cambiato tutto, sbloccando nuove fonti di approvigionamento.

Negli ultimi anni, la produzione americana è nuovamente esplosa, passando dagli 8,7 milioni di barili al giorno del 1983 al suo attuale livello di 12,4 milioni di barili. Allo stesso tempo, le esportazioni di petrolio americano sono schizzate a livelli record, da praticamente zero al momento del lancio del futures sul WTI a un tasso attuale di oltre 4 milioni di barili al giorno.

Fonte: CME Group.

Negli ultimi anni, l’importanza e il peso del WTI si è estesa ben oltre i confini degli Stati Uniti, grazie alla grande espansione di pipeline e porti che ha collegato il punto di consegna del WTI a Cushing, Oklahoma, al resto del mondo, attraverso i terminal della costa del Golfo degli Stati Uniti.

Il crescente ruolo degli Stati Uniti quale importante-esportatore ha reso il WTI sempre più rilevante per i mercati globali, e le qualità collegate al WTI svolgono ora un ruolo chiave nell’approvvigionamento di Europa e Asia. Possiamo affermare che, al raggiungere la mezza età, il WTI non mostra segni di rallentamento.

Nonostante la crescente consapevolezza ambientale, la domanda di petrolio dovrebbe continuare a crescere nei prossimi anni, accompagnando l’industraializzazione in corso. Garantire la disponibilità di un indice di prezzo affidabile e di una gestione del rischio efficiente non è mai stato così importante.

Articolo di Owain Johnson, Responsabile globale della ricerca del Gruppo CME


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